INTERAMNA E I SUOI GIOIELLI


La sensazione è la stessa provata diversi anni or sono sul pianoro di Opri, tra Ceprano ed Isoletta, dove sorgeva la colonia romana di Fregellae fondata nel 328 a.C.. Qui, in contrada Termine, nel comune di Pignataro Interamna, a un tiro di schioppo della strada che collega Piedimonte San Germano a San Giorgio a Liri, dove invece c’era la colonia gemella di Interamna Lirenas vel Sucasina, l’aspetto strategico del luogo appare, forse, più accentuato: non a caso, Michelangelo Cagiano de Azevedo lo giudica «non molto salubre ed ameno, ma caldissimo e umido, però su di un nodo stradale di grande importanza».
Interamna era posta, infatti, su quellaVia Latina Vetus che da Aquinum si dirigeva verso Ad Flexum, in un luogo ideale per controllare le comunicazioni stradali sia verso Sud che quelle trasversali tra l’Appennino e il mare di Formia e Minturno. Non solo. Ma da quella posizione inter amnes, “tra fiumi” (il Liri, le Forme di Aquino e il rio Spalla Bassa) si era in grado di esercitare il medesimo controllo sulle comunicazioni fluviali che avvenivano attraverso un fiume Liri allora navigabile.
Cosicché Roma, che nel suo progetto di espansione verso il meridione della penisola aveva dovuto vedersela dapprima con Volsci ed Aurunci e poi con i Sanniti in una guerra che si era trascinata ben oltre il mezzo secolo (343–290 a.C.), nel 312 a.C. decise di mettere un punto fermo nelle posizioni già acquisite con la rifondazione di Fregellae, temporaneamente soggetta ad una riconquista sannitica, all’indomani dell’umiliazione delle Forche Caudine (316 a.C.), e la fondazione di Interamna Lirenas dove, a popolarla, furono inviati 4.000 coloni (Liv., IX, 28).
Coinvolta inevitabilmente nelle guerre sannitiche – nel 294 i Sanniti tentarono di conquistarla ma il pronto intervento di M. Attilio Regolo impedì che ciò accadesse — in quelle puniche (264–146 a.C.), Interamna, insieme ad altre undici colonie, si rifiutò non solo di fornire i contingenti di leva alla madrepatria ma anche di contribuire alle spese di guerra.
Nel corso del I secolo a.C. Interamna divenne municipium mentre intorno al 46 a.C. avrebbe ospitato i soldati veterani degli eserciti di Giulio Cesare il quale, peraltro, potrebbe essere stato il ‘patrono’ della città secondo una iscrizione epigrafica un tempo presso un casolare della zona di Termine, ma della quale poi si è persa traccia, fortunatamente trascritta in una mappa catastale del XVIII secolo.
Costretta in età imperiale a cedere gran parte della sua importanza alla limitrofa Aquinum, a partire dal V sec. d.C., di Interamna non si hanno più notizie: il nome, travisato in Teramen, stette ad indicare il luogo dove essa sorgeva e dei cui ruderi nel tempo ognuno fece man bassa finchè uno strato di terra non ricoprì quel poco che restava e di Interamna si persero le tracce.
Tracce che, una decina di anni or sono, Università di Cambridge e British Academy, con il supporto dall’amministrazione comunale di Pignataro Interamna, decisero di riscoprire rendendosi non solo promotori ma anche finanziatori di una esperienza archeologica che, alla luce dei risultati sin qui raggiunti, non può che definirsi soddisfacente.
E’ il tardo pomeriggio del penultimo sabato di un agosto rovente in parte attutito da una leggera brezza. A far gli onori di casa, dove un tempo era Interamna, è il prof. Alessandro Launaro, docente presso l’importante università inglese coinvolta nel progetto, ben felice di poter fare il punto sulla situazione degli scavi ai numerosi intervenuti: dalle ultime scoperte – la basilica e un tratto di strada interna – al teatro ed anche su ciò che non è ancora stato scavato ma che è emerso dalle indagini geofisiche che hanno, tra l’altro, evidenziato la posizione del foro. Foro al cui angolo nord occidentale, era appunto il teatro (I sec. a.C.). Un teatro che, diversamente da quelli presenti nelle città vicine, poteva vantare l’originalità di essere coperto nel contesto di una struttura su tre lati della quale si apriva un ampio corridoio, che doveva essere non solo luogo di passaggio ma anche di incontri, al quale si accedeva attraverso undici ingressi di diversa ampiezza e importanza.
A parte questa unicità, che la dice lunga sull’importanza della località, nella stessa area del teatro, nel 2017 è stata ritrovata una meridiana molto ben conservata seppur con una anzianità di circa duemila anni. Una sensazionale scoperta anche per essere “firmata” con il nome della persona, Marcus Novius Tubula, che la commissionò e la pagò: non uno qualsiasi ma, probabilmente, un tribuno della plebe che, arrivato a Roma, non aveva dimenticato il suo luogo di origine.
Insomma, una cocente delusione per chi riteneva questa colonia romana un sonnolente borgo di provincia: già nota in passato per via dei resti di un edificio termale, di un ponte sul rio Spalla Bassa e di un mercato settimanale citato in un paio di tabulae nundinales, che informavano sui luoghi e i giorni in cui essi si svolgevano, con il teatro e la meridiana Interamna continua a scoprirsi. Lentamente. Ed a stupire.
© Costantino Jadecola, agosto 2021.