PONTECORVO: LO ‘SPORCO’ AFFARE DEL NOLO DELLE CARROZZE

Angelo Porretta e la sua carrozza in una immagine del 1920 (g.c. Roberto Folchetti)
C’è una storia che per caso ho rintracciato in un impolverato faldone dell’Archivio di Stato di Caserta (Fondo Prefettura Gabinetto, busta n. 107; fascicolo n. 1157) atta a smentire un assunto piuttosto diffuso secondo il quale “si stava meglio quando si stava peggio”. O altre amenità del genere.
La vicenda, di cui s’ignorano ulteriori particolari oltre quelli che si raccontano, si svolge a Pontecorvo sul finire del XIX secolo e di essa è protagonista tal Domenico L. il quale ha in appalto per conto del comune il nolo delle carrozze per i collegamenti fra Pontecorvo e le stazioni ferroviarie di Roccasecca e di Aquino e, ancora, fra Pontecorvo e Sant’Oliva.
Da quando Domenico L. gestisca tale servizio non è dato sapere. Sta di fatto che alcuni degli amministratori del tempo mal sopportano questa gestione tant’è che un bel giorno, il 2 ottobre 1895, essi decidono di mettere nero su bianco denunciando il caso al prefetto della provincia di Caserta, ovvero della provincia di Terra di Lavoro, cui all’epoca Pontecorvo apparteneva.
L’iniziativa potrebbe apparire addirittura eroica se non fosse un tantino “offuscata” dall’anonimato col quale gli amministratori celano i propri nomi e cognomi (“Diversi Consiglieri Municipali”, essi firmano, infatti) non mancando, tuttavia, di qualificarsi ‘‘umili servi’’. Ma cosa scrivono? Innanzi tutto informano il prefetto che quando l’appalto venne concesso a Domenico L., “il servizio per Aquino (stazione) già si trovava come attualmente si trova perché vi è quello conferito al Signor de Riti Giuseppe dalla Direzione delle Poste”; quello per Roccasecca (stazione), invece, “fu soltanto concesso al Sig. L. Domenico per puro comodo di alcune persone che a quell’epoca erano al comando di questo Comune, come ad esempio la famiglia R., che, avendo parenti in Arpino e dovendosi spesso recare a quella stazione, faticarono tanto da riuscire all’intento loro; come pure li stessi R. cercarono a far restare il detto appalto al detto L. Domenico perché contro questi vantano un credito di lire 1.000 e più e per rifarselo imposero a quell’Amministrazione ciò che esiste attualmente a danno del Comune”.
Le cose stanno come noi le stiamo raccontando, sembra quasi vogliano dire i “Consiglieri Municipali”; tuttavia, se il Prefetto volesse sincerarsene, ebbene, disponga un controllo presso l’ufficio del Registro dove è conservato “l’istrumento di vendita per notar Carriglio del 13 giugno 1894, registrato in Pontecorvo il 20 detto al N. 473”. Potrà così rendersi conto della vendita che L. fece ai R. “di tutti i suoi cavalli e carrozze per vieppiù essere questi cautelati della somma che vantano contro L.”.
Peraltro, proseguono i “Consiglieri Municipali”, “da quell’epoca dell’appalto in parola fino ad oggi il detto L. Domenico poche volte si è recato a fare il servizio che gli spettava presso Roccasecca ma soltanto quando abbisognava ai detti R. e suoi satelliti rubando così il L. al Comune mille lire l’anno senza profitto alcuno. Ora però che questa nuova Amministrazione si è ravveduta del mal fatto e che le 1.000 annuali possono servire a qualche profitto più necessario della popolazione, se ne duole ed ha fatto per diverse volte verbali di contravvenzione al Signor L. per non aver prestato servizio seconda del convenuto e vuole per questo anche sciogliere il contratto. Ma dei detti Signori R. uno di questi a nome Giovanni, che a quell’epoca funzionava da Sindaco ed ora è consigliere assessore, va operando ed insinuando tanto che l’appalto non fosse disciolto”.
Stando così le cose, i “Consiglieri Municipali” di Pontecorvo pregano il Prefetto “di non rendersi indifferente”, essi scrivono, “a tanta sciagura e manomissione di cose” e, quindi, “voglia con quella solita energia manifesta in tutte le persone che occupano l’altissimo posto qual è il suo (cioè padre di una intera provincia) porre un argine sicuro, ossia far sciogliere il contratto in parola e così fare economizzare al popolo Pontecorvese la cifra di lire 1.000 che indebitamente e solo per sfizio di alcuni bellimbusti si tolgono nella cassa Municipale a danno dell’intero popolo”.
La prefettura di Caserta “gira” la nota — ricevuta il 7 ottobre — alla sottoprefettura di Sora “per informazioni”. Ma, intanto, appena qualche giorno dopo, il giorno 8, il consiglio comunale, presieduto dal sindaco Mattia Sparagana, vota all’unanimità, con la sola astensione del consigliere implicato nella vicenda, “la rescissione del contratto assunto dai Sig. L. Domenico per servizio di carrozze alle stazioni ferroviarie ed al Casale S. Oliva”.
La vicenda potrebbe dirsi così conclusa a beneficio della collettività. E probabilmente così è. Solo che nel carteggio compare, quasi a voler creare confusione, un altro documento, ovvero un’altra lettera indirizzata al prefetto di Caserta datata anch’essa 8 ottobre, ovvero lo stesso giorno in cui si è svolto il consiglio comunale, ed il cui contenuto fa quanto meno supporre una errata apposizione della data. “Anonima” come la precedente — ma la calligrafia è diversa ed il contenuto più “elementare” e, forse, proprio per questo, più “efficace” — è “firmata” da “Vari Consiglieri del Comune” ma è priva di espressioni di servilismo. In essa si legge testualmente: «Domenico L. intraprenditore del nolo di carrozze tra Pontecorvo e le stazioni di Aquino e Roccasecca si bazzica da questo Municipio lire 1.000 all’anno ed il servizio non lo fa per niente. Il Comune perciò conoscendo che detto servizio era inutile e più volte si aveva avvertito il detto L. Domenico a non mancare, ma era inutile ogni raccomandazione, sciolse il contratto; ma il detto L. ora non ci va affatto e dice che se ne fotte del Sindaco e del Municipio intero anche della sotto Prefettura e Prefettura di Caserta, perché lui si vuol fottere le 1.000 lire dal Comune senza fare niente perché il contratto è fatto per tre anni e questi devono passare alla faccia di chi ce le ha date le 1.000 lire all’anno”.
I “Vari Consiglieri del Comune” concludono la loro denuncia un’accorata preghiera al prefetto affermando che “la S.V. solo ci può a rimediare al mal fatto e dare gli ordini precisi come devesi fare perché al popolo di Pontecorvo non si tolgano più le 1.000 lire per darle ad uno che non presta alcuno servizio e sparla giornalmente contro il Comune”.
Cosa faccia il prefetto non è dato sapere. Ma, forse, nemmeno importa. Specialmente oggi che “contributi” del genere non si negano a nessuno. Tant’è che questo “intrigo d’annata” lo si è voluto raccontare proprio per dare a certi andazzi un blasone. Modesto ma significativo.
© Costantino Jadecola, 1991