43 / LA NOSTRA GUERRA / LE VALLI DELL’INFERNO
Archiviata la conquista di Cassino, agli effetti pratici forse lo è ancor di più quella di Esperia, che apre una via dapprima parallela alla valle del Liri e poi convergente su di essa. Ma le truppe della V armata hanno anche isolato monte d’Oro e conquistato monte Santa Maria, che si estende da monte d’Oro verso nord, e Monticelli; nella giornata del 19, poi, si legge nei resoconti dal fronte, «elementi avanzati delle forze alleate si stanno avvicinando al villaggio di S. Oliva a circa 5 Km. a nord-ovest di Monte d’Oro, attraverso il Forma Quesa, affluente del Liri».
Gli aerei alleati naturalmente fanno la loro parte. Tra l’altro, verso le ore 11 di quel giovedì 19 maggio prendono di mira il ponte sul Sacco presso Castro dei Volsci. Scrive don Quirino Angeloniche «dopo aver sganciato il loro carico sull’obbiettivo, mitragliano la ridente frazione di Madonna del Piano, dove trova la morte in seguito a molteplici ferite l’ottantenneLucia De Santisfu Giovanni».
Il giorno dopo, lungo la valle del Liri, si registra l’occupazione di Piumarola e dell’aeroporto di Aquino da parte di truppe britanniche mentre quelle polacche si spingono lungo le colline per prendere Villa Santa Lucia e rastrellare le ultime sacche di resistenza a Monte Castellone, Colle Sant’Angelo e gli altri colli a nord-ovest di Montecassino.
Con l’occupazione di Santa Oliva e dei punti elevati ad ovest di questa località, forze francesi della V armata penetrano di fatto nella linea Hitler; più a sud, truppe americane conquistano monte Pezze, a meno di 800 metri dalla strada laterale Ceprano-Itri, nonché il suo punto terminale meridionale, cioè Itri. Questa veloce avanzata, paralizza i tedeschi che si vedono tagliate le strade sia per le comunicazioni che per i rifornimenti.
L’attacco prosegue con la conquista di Pico da parte delle truppe francesi, che occupano anche monte Palinferno e monte Leuci, mentre anche Pontecorvo è minacciata.
Siamo al 21 maggio. Quel giorno, a Ceccano, aerei alleati distruggono la chiesa di S. Pietro che era rimasta gravemente lesionata dal bombardamento del 3 novembre mentre Angelo Sacchetti Sassettiriferisce su un bombardamento dalle parti di Guarcino e su un ininterrotto, «grande passaggio di carri armati, cannoni, truppe, verso Guarcino e Ferentino (ossia verso nord)».
Il giorno dopo, intanto, truppe della V armata si avvicinano a Pontecorvo dove i tedeschi fanno affluire rinforzi specie sulla direttrice verso Pico mentre l’aviazione alleata martella le retrovie nemiche. La notte del 22 il bersaglio è Frosinone mentre nel pomeriggio, a Ceccano, tra gli altri danni ci sono anche quelli subiti dalla chiesa di San Nicola con la distruzione della sagrestia e lo sfondamento della cappella del Sacramento, un cui pilastro viene spostato di almeno dieci centimetri.
Ancora quel 22 maggio si registrano bombe su Paliano, Alatri, Campoli Appennino, Castro dei Volsci (viene centrata la casa nella quale è stata appena portata la salma del settantenne Gioacchino Incittiucciso mentre tenta di difendere i propri beni da una razzia attuata da alcuni soldati tedeschi. Muoiono anche la figlia Rosae la nipote Anna Neroni). A Giuliano di Roma le bombe provocano consistenti danni e un gran numero di vittime: muoiono Pietro Felici, le sue figlieLea, col marito Americo Pancrazie il piccolo figlio Enzodi appena un anno, e Inescon il figlioletto Giuseppe Gizzie Annamariadi appena dodici anni, Gigino Luzi, un tenente ed un maresciallo tedeschi, Giuseppe De Santise Candida Petricca.
A Posta Fibreno viene danneggiato l’acquedotto e vengono distrutti alcuni ponti, molte vie e qualche abitazione. Ed anche qui ci sono alcune vittime: Michelino Ricci, 15 anni, Domenico Petittae Raffaele Lecce.
La resistenza tedesca, intanto, blocca l’avanzata alleata a Piedimonte mentre all’alba del 23 inizia un attacco dei canadesi contro il settore centrale della linea Hitler, ovvero tra Aquino e Pontecorvo, che, intorno a mezzogiorno è coronato da successo e seguito da un attacco frontale condotto a nord di Pontecorvo, all’estremità meridionale della linea difensiva.
Prosegue, naturalmente, l’offensiva aerea. Ad Alatri, scrive Angelo Sacchetti Sassetti, «Ore 6,45 mitragliamento. Ore 9,37 due bombe: una a Montelungo e una tra Vico e Guarcino».
A Ferentino, riferisce Giuseppe Coppotelli, «verso mezzogiorno dalla Valle di Giuliano spuntarono le sagome mostruose di 36 bombardieri, le tristemente famose Fortezze volanti B 17. Passarono su Ferentino e si diressero verso Monte Porciano. D’improvviso si girarono e vennero di nuovo a Ferentino, per rovesciare sulla città inerme decine e decine di bombe. La città intera venne ridotta in un cumulo di macerie. Uno spettacolo desolante. Dappertutto disperazione, e orrore, e morte. Moltissime le vittime.
Nel resoconto dalla zona operativa del 24 maggio si legge che «l’avanzata delle truppe canadesi ha oltrepassato due grandi reparti nemici, uno dei quali si trova ora quasi completamente accerchiato su di una zona lunga circa nove chilometri, dall’una e dall’altra sponda del Liri ad ovest di Pontecorvo. Questo reparto ha disperatamente combattuto per mantenere una striscia di terreno tra Pontecorvo e Pico. Quest’ultima località è stata occupata già dalla 5. armata, mentre altre truppe canadesi minacciano i difensori di Pontecorvo, ormai isolati».
Intanto, per i due pilastri difensivi della valle del Liri, Aquino e Pontecorvo, le cronache del tempo riferiscono che «si sta verificando su proporzioni ancor più vaste, lo stesso succedersi di eventi bellici che ha caratterizzato la battaglia di Cassino.
«Gli anglosassoni, alla ricerca di un successo frontale, gettano contro fortificatissime posizioni germaniche uomini e materiali con il solito noncurante disprezzo dell’economia bellica. E siccome i tedeschi non sono soldati da impressionarsi per il numero degli avversari, la loro difesa rimane infrangibile fin tanto che essa deve servire allo scopo di logorare al massimo le forze nemiche e l’avversario alla fine deve cercare in zone difficili, e, quindi, con altre perdite sanguinose, di risolvere la situazione.
«A Cassino, dopo aver lasciato di fronte alle linee germaniche le sue truppe migliori, il Comando alleato ha cercato, con un movimento aggirante delle ali, di prendere in una trappola i difensori della città-roccaforte ed allora i germanici, avendo ormai ottenuto il loro scopo, l’hanno evacuata, poco curandosi che i corrispondenti nemici vantassero un assalto vittorioso contro trincee… non più presidiate.
«Per la piana della valle del Liri, dicevamo, si sta verificando una situazione analoga. I germanici improntano alla difesa più efficace un tratto di terreno largo dagli otto ai dieci chilometri e prevalentemente pianeggiante, ben sapendo di avere alle spalle altre linee su cui opporsi all’invasore. Ed il nemico, cozzando contro di essa vi perde inutilmente uomini e mezzi».
In particolare, «gli sforzi nemici si sono accaniti nella zona montuosa tra Sonnino e Vallecorsa.
«Nel settore di Lenola-Pico la pressione avversaria continua; ma anche qui il nemico non è riuscito a conseguire quella rottura del fronte necessaria per portare le formazioni di carri armati americani ed i mercenari marocchini ed algerini a tergo delle forze germaniche, che combattono nel settore Pontecorvo-Piedimonte.
«Infine, nella Valle del Liri, lungo la via Casilina e sulle pendici di Monte Cairo, le truppe germaniche hanno continuato a respingere, con successo, gli attacchi frontali dell’VIII Armata britannica, che si ripetono già da alcuni giorni. Quantunque il nemico abbia, qui, sostituito parecchie delle sue divisioni dissanguate con nuove formazioni ed abbia aumentato le sue formazioni di carri armati, esso non è riuscito a scuotere la tenace resistenza dei difensori tedeschi: degli accaniti combattimenti sono in corso intorno alle rovine di Pontecorvo ed Aquino.
«Alcune infiltrazioni conseguite dal nemico fra queste due località sono state accerchiate ed eliminate.
«Anche nelle vicinanze di Piedimonte, dove le truppe canadesi sono venute in appoggio alle formazioni polacche, che tentavano avanzare con molta esitazione, la situazione è rimasta invariata e la intensità dei combattimenti è alquanto diminuita».
Nelle vicinanze di Piedimonte, dove le truppe canadesi sono venute in appoggio alle formazioni polacche, che tentavano avanzare con molta esitazione, la situazione è rimasta invariata e la intensità dei combattimenti è alquanto diminuita.
Il 25 maggio, dopo una tenace lotta, la linea Hitler cede su un fronte di circa tre chilometri tra Aquino e Pontecorvo, che viene occupata, mentre carri armati e fanteria canadesi si spingono avanti per quasi due chilometri, raggiungendo il fiume Melfa e procedendo, quindi, verso Arce.
La caduta di Aquino e di Piedimonte San Germano apre la Casilina lungo tutta la valle del Liri sino al fiume Melfa ed alla sua estremità occidentale. Le truppe britanniche e polacche procedono in direzione nord verso Castrocielo e Roccasecca all’inseguimento degli ultimi residui della già decimata prima divisione paracadutisti tedesca.
La conquista di Vallecorsa e della cima di monte Civitella verso nord-ovest porta le unità alleate nei pressi di Pofi, a circa 15 Km. e ad oriente della città chiave di Frosinone. Lungo l’altra strada laterale, con la conquista di monte Vaglia e di colle Grande le unità alleate sono a circa 8 Km da Ceprano, una delle principali posizioni difensive tedesche lungo la Casilina.
A Castro dei Volsci, fra le truppe alleate che avanzano e quelle tedesche che si ritirano, il 25 maggio di registra la morte di molti civili in località Ponte della Corte i cui nomi vengono annotati da don Quirino Angeloni: Giorgio Penna(65 anni), il figlio Antonio(34) e la nuora Nicolina Penna(65) sono colpiti a morte da una granata; una sentinella tedesca uccide Rosa Buraglia(41) mentre tenta di passare la linea del fuoco; lo spostamento d’aria provocato da «una gragnola di cannonate» che investe monte Rotondo provoca la morte di Filomena Lauretti(42) mentre il marito,Giuseppe De Giuli(41), che è rimasto gravemente ferito, viene trasportato dai francesi in un ospedale da campo nei pressi di Campodimele dove muore probabilmente il 27 maggio; Santa Fedele(34) è vittima di una granata; una scheggia colpisce, uccidendola, Oliva Palombi(34) mentre ha in braccio l’unica figlia che sopravvive miracolosamente (ma morirà un mese dopo); un’altra scheggia uccide Giovanni Battista Caracci(61). Ma non è finita. Verso le 19 una granata provoca altre vittime: Anna De Santis, 4 mesi appena, e Angela Galloni(21); Giuseppe Gallonied il figlio Luigirestano, invece, gravemente feriti.
Qualcosa del genere accade anche a Roccasecca dove, riferisce Pasqualino Riccardi, deve registrarsi «la morte di molti civili ignari, incappati nelle insidiose mine antiuomo poste dai tedeschi negli orti antistanti Caprile, al fine di ostacolare l’avanzata degli Alleati».
A Isola Liri, invece, vengono distrutte le fabbriche e le centrali elettriche: «tutta la valle risuona di sinistri fragori», scrive Vincenzina Pinelli(43, continua).
© Costantino Jadecola, 1994.