7 — Gli anni ’60 a Frosinone e provincia / POVERE MATTONELLE
1960. Problemi di sempre per il capoluogo ciociaro. Problemi che II Tempo segue con molta attenzione ed adeguata partecipazione, proponendo anche approfondite inchieste che, se non consentono di approdare a soluzioni, tuttavia hanno il merito di stimolare l’attenzione.
Ed a rileggere quelle pagine della «Cronaca di Frosinone» inevitabilmente traspare, attraverso il filtro di tutti questi anni, una patina di tenerezza che ti vien quasi voglia di dire: «sembra oggi!».
A proposito di strade — che, chissà perché, è «un problema che si aggrava con l’arrivo della stagione estiva» — il primo giugno si legge sulla necessità di «creare una strada di circonvallazione per snellire il traffico al centro del capoluogo». Circonvallazione che sarebbe dovuta essere sia la «nuova strada che dal piazzale del Comune va verso S. Antonio e che, pur estendo stata costruita ormai da diversi anni, è rimasta sempre un troncone morto» sia il viale Mazzini «che porta al Campo sportivo e, di lì, al quartiere De Matthaeis, nodo stradale per Roma, Sora, Fiuggi, con un tragitto che oltre a presentare pochi o nulli inconvenienti è più breve di quello che normalmente seguono gli autobus che raggiungono i medesimi luoghi passando per il centro». Siccome Corso della Repubblica già svolge il ruolo che svolge ancora oggi, Antonio Arcese rammenta che «sono stati spesi fior di milioni per bitumare l’antica via dei Piloni, ma a che pro’ se detta strada non è stata aperta al traffico? E via Lenticchia? Dovrebbe costituire il primo tratto di un grandioso anello di circonvallazione, ma quando?». Analogo interrogativo riguarda via Fosse Ardeatine che «giace da anni abbandonata e Dio solo sa quando sarà riattivato».
I semafori. «Fanno bella mostra di sé in un sol punto della città (la ‘curva Zallocco’) ma… non funzionano». Invece, dovrebbero funzionare ed altri ancora dovrebbero essere installati «al quartiere Sant’Antonio ed alla famigerata ‘curva Brighi’».
I marciapiedi, poi. Che per Frosinone sono stati sempre un problema. Ma in quell’estate di trent’anni fa ci si accontentava ancora con poco e quelli ‘d’oro’ nemmeno si concepivano. Per cui, forse proprio per questo. «non vi sono sufficienti parole per esprimere la dolorosa meraviglia che ha destato nella popolazione l’atto veramente vandalico perpetrato a danno del marciapiede che fiancheggia tutta la parte superiore del corso della Repubblica, dall’altezza del cinema Delle Vittorie fino al Bis Bar Cetto. Era l’unico marciapiede della città che conservasse ancora un certo che di decenza e di decoro con le sue mattonelle ben messe che resistevano stoicamente al naturale logorio del tempo. Esso, poi, era reso ancor più attraente dai tavoli e dalle sedie variopinte, dagli ombrelloni multicolori che il proprietario del bar sunnominato aveva provveduto ad installarvi (…). Ma poi sono arrivati i vandali. Cominciarono a togliere le mattonelle, enormi caldaie cominciarono a bruciare. La popolazione seguiva con interesse i lavori e le illazioni. Si diceva che volessero rendere il marciapiede ancor più bello con magnifici lastroni di marmo (…). Ora i lavori di rifacimento sono terminati e noi siamo qui a parlare di atto vandalico. Povero marciapiede. Era l’unico della città che potesse conservare tale nome senza suscitare l’ironia dei passanti, l’unico a non doversi vergognare della propria condizione». Ora non più. «Un nero, indecoroso ed esteticamente orribile strato di catrame ha preso» il posto delle mattonelle. E «migliaia di pietruzze sono ora lì, pronte ad attaccarsi alla suola delle scarpe e ad infastidire il passante. Altro che lastroni di marmo!» (7, segue).
© Costantino Jadecola, 1990.