2 — Gli anni ’60 a Frosinone e provincia / TEMPI DI CASMEZ
Lunedì 6 gennaio 1960, partecipando al cinema ‘Excelsior’ di Frosinone alla consegna di circa seicento pacchi dono dell’ECA, l’ente di assistenza del Comune (ognuno contiene quattrocento grammi di lana, «in matassa o lavorata», zucchero, un torrone, un giocattolino e un po’ di dolciumi), ad altrettanti bambini poveri del capoluogo, il Vescovo, mons. Carlo Livraghi esorta le autorità presenti ad interessarsi con maggiore impegno al problema della disoccupazione — che è dilagante — augurandosi, per il futuro, una riduzione dei pacchi dono ed un aumento delle buste paga.
Alla piaga della disoccupazione si era interessata anche la Democrazia Cristiana nel suo programma per le elezioni amministrative del 1956 ma, a distanza di tre anni, la situazione è andata sempre più peggiorando, senza che qualcuna delle tante promesse sia stata mantenuta.
Tra gli altri, è abbastanza eclatante il caso della Marchetti Meridionale, una società cui nel 1953 il Comune di Frosinone concede gratuitamente circa dieci ettari di «ottimo terreno» perché convinto che, grazie ai contributi della Casmez, la Cassa per il Mezzogiorno, «regolarmente concessi e riscossi e le facilitazioni ottenute», essa assorbirà tutta, o quasi, la mano d’opera del capoluogo.
Ma cosi non è. Anzi, la Marchetti cede addirittura il terreno avuto in donazione dal Comune ad altra azienda, la Brunsig Sud, per 12milioni di lire, acquisendo, di conseguenza, il privilegio di legare il proprio nome alla prima «patacca», e tra le più significative, della storia della industrializzazione ciociara.
Quasi una febbre, quella dell’industrializzazione, nella quale s’inserisce una vertenza tra il Comune e la ditta Zeppieri per essersi, questa, vista rifiutare una deroga al Piano Regolatore e l’esproprio di un’area in località De Matthaeis per l’ampliamento della propria attività contro assunzione di mano d’opera. Contestualmente, o quasi — si è nel mese di maggio — si ha notizia che stanno per approdare a Frosinone. da Pistoia, la Italbed e la Permaflex.
Ma, soprattutto sulla base delle recenti esperienze tipo Marchetti, è inevitabile che il campanilismo emerga e che le autorità vengano accusate di riservare benefici e vantaggi solo alle ditte «nordiste», tra cui una interessata a costruire un moderno calzaturificio, notizia, questa, che è riferita da Il Tempo (2 giugno) con un titolo a tre colonne. Ma si tratta, e lo si verrà a sapere dopo, solo di trattative che restano tali.
A Pontecorvo esplode una forte crisi occupazionale a seguito della chiusura del cantiere per il costruendo bacino idroelettrico per la cui realizzazione la Farsura aveva assicurato lavoro ad un centinaio di persone; a Fontana Liri, invece. «un gruppo di operai del Polverificio dell’Esercito dal lontano 1945 lotta per rioccupare quei posti che furono costretti a lasciare per gli eventi bellici verificatisi dopo l’8 settembre1943, quando lo stabilimento, occupato dalle truppe tedesche, cessò di funzionare». Al caso si interessa l’on. Aldo Bozzi, che presenta in merito una proposta di legge.
A Guarcino, dove la produzione della carta paglia ha una storia antica e significativa, gli operai lottano per un aumento dei salari che da una decina d’anni sono fermi tra le 930 (i più alti) e le 500 (i più bassi) lire al giorno. La vertenza si conclude in maniera «soddisfacente» con aumenti di 150 lire al giorno per i dipendenti della cartiera Pastorino, di 130 per quelli delle cartiere dei fratelli Piccardo e di Alfonso d’Erme e di 120 dell’azienda di Alberto Piccardo.
Da Sora giunge notizia che «la nuova fabbrica di ‘Manufatti del Liri’ sul viale S. Domenico, dopo anni di inattività verrà rilevata da una nota ditta e fatta funzionare» entro il mese di ottobre. Darà lavoro «a circa 200 operaie specializzate in lavori di articoli di abbigliamento ed estenderà la sua produzione anche a domicilio». Quel che è importante è che verranno istituiti corsi professionali «ed aperti nidi d’infanzia per le madri operaie allo scopo di proteggere la prole nelle ore di lavoro». Addirittura, «la ditta orienterà la nostra agricoltura», si legge nella corrispondenza, «verso la coltura di canapa, lino e cotone» (2, segue).
© Costantino Jadecola, 1990.