1 — Gli anni ’60 a Frosinone e provincia / UNA PROVINCIA ‘MUNIFICA’
«La politica del sussidio e delle raccomandazioni mina alla base la vita della provincia ciociara»; è il titolo di un articolo, privo di firma, che Il Tempo pubblica il 23 aprile 1960, nel quale si reclama, a quindici anni dalla fine della guerra, la soluzione «di problemi di natura morale e culturale», ovvero «l’educazione delle masse meno abbienti e più sprovvedute anche intellettualmente».
«Nella nostra provincia ‑si legge — si bada un po’ troppo all’utile particolare, al rimedio del giorno per giorno, alla politica del sussidio o della raccomandazione, e si trascurano così quelle attività e quelle iniziative me servirebbero a ridonare a larghi strati della popolazione un sentimento più alto di dignità e di legittimo amor proprio che, o l’ignoranza o la necessità improrogabile o il sopore spirituale e morale hanno fatto dimenticare o peggio ancora distrutto».
Del resto, lo slogan in auge è: «Vai alla Provincia che ti impiegano». E, difatti, sono in molti quelli che si sistemano in Amministrazione provinciale tant’è che ci si chiede se questo non sia, piuttosto, un ente di beneficenza.
«Si assiste e si beneficia, allora?», si chiede Antonio Rea (6 febbraio). «Sì, ma non soltanto i dementi, i minorati, gli esposti, gli illegittimi, i ciechi e i sordomuti, ma anche, e soprattutto, i circa 350 dipendenti, di ruolo e non di ruolo, temporanei e giornalieri i quali assorbono, per stipendi e salari, superiori a quelli percepiti dai pari gradi statali, ben 330 milioni di lire, poco meno, come media, di un milioncino all’anno a testa! Troppi oppure pochi, i dipendenti della Provincia? Non sappiamo. Sappiamo soltanto che sono aumentati, ad ogni tornata elettorale, ad un ritmo vertiginoso».
Non a caso, o a caso?, siccome nell’autunno del 1960 ci sono le elezioni amministrative, a conclusione della sua gestione il Presidente Quirino Gentile propone un premio «una tantum», pari ad un terzo dello stipendio, a favore dei dipendenti. Proposta che trova d’accordo tutti i consiglieri.
Ma nel «nostalgico» palazzo di piazza Gramsci si fanno anche cose più… serie e caso mai si arriva alle mani per difendere principi ed ideali. Nella fattispecie, un contributo (ovvio) per l’erezione, in Ronchi dei Legionari, di un monumento a Gabriele D’Annunzio.
L’avv. Berlindo Giannetti, monarchico, è a favore; contrarie, invece sono le sinistre. Si sa come vanno certe cose (a quel tempi): dapprima si discute animatamente; poi… «accade il putiferio. L’onorevole Compagnoni, comunista, si dirige verso Giannetti e lo prende a spintoni; altrettanto fa il consigliere Minnocci, socialista. Qualcuno brandisce una sedia. Urla tempestose e scomposte si alzano da tutti i settori riempiendo la sala. Il consigliere socialdemocratico Cocco s’insinua tra Compagnoni e Begozzi colpendo con uno schiaffo improvviso il consigliere Giannetti…».
Intanto, mentre si discute e ci si accapiglia per queste ed altre amenità arriva la notizia che, nella nella graduatoria nazionale della ricchezza, la provincia di Frosinone occupa, nel 1959, l’86ma posizione tra le 92 consorelle, per il reddito pro-capite prodotto. Una preoccupante discesa visto che nel 1962 occupava il 64 posto e nel 1957 il 78.mo.
Ci si consola, però, leggendo la classifica all’inverso. Cosi facendo, infatti, la provincia ciociara, con il settimo posto, risulta la più ricca delle sei più povere province italiane che sono, nell’ordine, Cosenza. Avellino, Potenza, Agrigento, Caltanisetta e Catanzaro.
Si fanno altri confronti: con le sue 126,587 lire di reddito pro-capite essa è povera quanto la Basilicata e la Calabria, più povera della Sardegna, della Sicilia e del Mezzogiorno continentale e, per quanto riguarda la media nazionale (256 568 lire), si colloca quasi a metà (1, segue).
© Costantino Jadecola, 1990.
One Reply to “1 — Gli anni ’60 a Frosinone e provincia / UNA PROVINCIA ‘MUNIFICA’”
Interessante questo sguardo agli anni 60: gli anni del boom economicomico.
Ma non qui!