Decimo Giunio Giovenale, poeta satirico latino, nacque ad Aquino (Fr) forse intorno al 55 d. C. e morì tra il 135 e il 140 d. C.
Coltivò in Roma l’eloquenza e la retorica, ricoprì, pare, cariche militari e civili, di sicuro, però, non fu interessato alla vita politica.
Non era più giovane quando cominciò a scrivere satire. Lui stesso, del resto, precisa: «Se anche non fosse del mio carattere, è l’indignazione stessa che, come può, mi spinge a scrivere» (Satire, I, 79–80).
Ne compose 16, divise in cinque libri: si tratta di uno spaccato della vita di Roma riferito al tempo della sua giovinezza da dove affiora l’avversione ad ogni forma di tirannia e di ingiustizia e si sprigiona una visione della vita triste e beffarda.
Secondo Zefirino Re, Giovenale fu “un acre e tremendo persecutore del vizio”; Luca Canali lo reputa “il più tragico e grande poeta dei vizi umani” mentre Camillo Giussani ritiene che Le Satire dell’Aquinate, «hanno talora più che impetuosità d’invettiva e agrezza satirica, intenzioni di alta e serena moralità».